Anche il duro addestramento dei cani delle forze dell’ordine, o cani “poliziotto” ha il suo lato tenero. Lo dimostra uno studio ormai datato, pubblicato esattamente 20 anni fa. Io lo trovo comunque straordinario ed utilissimo nelle sue implicazioni pratiche.
Sud Africa, anni ’90. Scuola per Cani Poliziotto di Pretoria dove si selezionano e addestrano i pastori tedeschi per lavorare in utilità e difesa. Capire come selezionarli e addestrarli in modo razionale sarebbe utilissimo, anche in termini economici. Infatti fino al 70% dei cani allevati non sono adatti all’utilizzo e sono scartati. Selezione e addestramento, o, per dirla con altre parole, genetica ed apprendimento, due facce della stessa medaglia. E qui intervengono i nostri due studiosi Slabbert e Rasa, nota etologa quasi alla fine della sua carriera accademica.
Come si è svolto lo studio
I cuccioli sono divisi in quattro gruppi in base all’esperienza della madre: esperta o non esperta nella ricerca di narcotici. I cuccioli vengono poi suddivisi in base alla durata periodo che passano con la madre stessa: fino alla 6 o alla 12 settimana. I più ‘fortunati’ di questi cuccioli hanno anche la possibilità di osservare la madre lavorare e venire premiata dal conduttore. Dopo diverse settimane, a 6 mesi di età, tutti i cuccioli vengono sottoposti al test standard di ricerca narcotici, per selezionare i soggetti con le migliori performance. Questi sono gli animali che verrano avviati all’ulteriore addestramento in ricerca.
I risultati?
I cani migliori erano quelli più … mammoni! I cani che avevano potuto osservare la madre al lavoro erano nettamente migliori degli altri. Di più, dei cani che riuscirono a passare il test, il numero di quelli che avevano osservato la madre lavorare era superiore a quello di tutti gli altri tre gruppi messi insieme. Di più, 4 cani del gruppo che aveva potuto osservare la madre (su 20 che costituivano il gruppo stesso) ottenne un voto pari a 9 (su una scala da 1 a 10) che è il livello solitamente raggiunto dai cani al termine dell’addestramento. L’aver osservato la madre aveva reso l’ulteriore addestramento quasi superfluo.
Il ruolo della madre
La cosa più interessante è che l’esser rimasti più tempo con la madre, di per sé, non si è tradotto in una migliore performance, né l’esser figli di madri esperte o meno, da solo, ha dato differenze di risultato. “La spiegazione più probabile degli alti risultati raggiunti dai cani del gruppo IV è la loro esposizione alla ricerca di narcotici durante la prima fase della loro vita con la loro madre come modello.” In termini pratici l’81% dei primi tre gruppi è stato scartato per il lavoro di ricerca narcotici, ma solo il 15% del gruppo ‘figli di madri esperte rimasti con la madre per 12 settimane’ venne scartato.
Un’ulteriore elemento interessante è che qui non vi è stato nessun premio per i cuccioli. Nessuno ha dato loro un pezzo di würstel, una carezza, una pallina da rincorrere per avere espresso qualche comportamento desiderato. Il condizionamento operante in senso stretto, il premiare le azioni desiderate per aumentare la probabilità che si ripetano, qui non ha giocato alcun ruolo.
Adam Miklosi sintetizza bene il concetto chiave: “i dati di questa linea di ricerca suggeriscono che, in contrasto con la visione tradizionale che i cuccioli debbano essere separati dalla loro madre tra le sesta e l’ottava settimana di vita, i cuccioli di cane domestico possono probabilmente acquisire delle competenze utili dalla propria madre stando con lei per più tempo, specialmente se è nella posizione di esercitare tali competenze”
Fonti:
- Slabbert & Rasa (1997). Observational learning of an acquired maternal behaviour pattern by working dog pups: an alternative training method? http://www.appliedanimalbehaviour.com/article/S0168-1591(96)01163-X/pdf
- Slabbert & Odendaal (1999) Early Prediction of adult police dog efficiency http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0168159199000386
- Adam Miklosi – Dog Behavior Evolution and Cognition (2014)
- Stanley Coren – How Dogs Think (2004)