Fatti l’uno per l’altro

studi sull'attaccamento cane uomo

Si dice che i cani siano i migliori amici dell’uomo, insomma che siamo fatti l’uno per l’altro. Alla base del legame di attaccamento tra uomo e cane vi sarebbero gli stessi bisogni di contatto sociale, gli stessi benefici per entrambi.

Nel 1929 per la prima alcuni ricercatori evidenziarono come, quando un uomo accarezza un cane, la pressione arteriosa dell’animale tende a diminuire. 50 anni dopo si vide che anche la pressione arteriosa dell’uomo tende a diminuire durante un’interazione positiva con un cane.

Lo studio che analizziamo oggi fu pubblicato da due ricercatori Sudafricani, Odendaal e Meintjes, nel 2003. Esplora l’ipotesi che le emozioni di due specie così diverse, siano in realtà basate su meccanismi biologici simili. I neurotrasmettitori e gli ormoni che accompagnano le interazioni sociali positive varierebbero nello stesso modo in entrambe le specie. In altre parole, uomo e cane condividerebbero le stesse emozioni, lo stesso bisogno di relazionarsi socialmente in modo positivo con altri individui.

I comportamenti di richiesta di attenzione sono caratteristici delle specie socialmente più evolute. Tali comportamenti in genere riguardano individui della stessa specie. Nel caso del cane invece abbiamo l’esempio di una relazione di simbiosi sociale, i cui benefici riguardano esponenti di specie diverse. Il cane in questo senso è il prototipo, il modello dell’animale da compagnia, dell’amore che trascende le differenze di specie.

Come è stato condotto lo studio

18 persone adulte entravano in una stanza tranquilla e dopo alcuni minuti veniva loro misurata la pressione. Inoltre, i ricercatori effettuavano un prelievo di sangue per analizzare i valori di diversi ormoni. Se ci avete capito poco, non preoccupatevi, vale anche per il sottoscritto. Ma non è così importante per comprendere il senso generale di questa intrigante ricerca. Per ora ci basta sapere che tali valori sono stati assunti come base di confronto.

Successivamente le stesse persone si sono sedute su delle coperte per terra ed hanno interagito per circa mezz’ora con un cane (loro o di altri proprietari). Il rapporto sociale consisteva nel parlare gentilmente con l’animale, accarezzarlo, giocarci in modo tranquillo, massaggiargli il corpo e le orecchie. I ricercatori poi effettuavano una ulteriore misurazione della pressione ed il prelievo del sangue durante questa interazione per misurare le differenze con quella eseguita prima.

Come situazione di controllo, le stesse persone sono entrate nella stessa stanza (in un diverso momento) ma questa volta hanno letto tranquillamente un libro anziché interagire con un cane.

I risultati principali
  • La pressione arteriosa è diminuita in entrambe le specie durante l’interazione.
  • Le beta-endorfine – neurotrasmettitori il cui aumento nell’uomo è associato con euforia, diminuzione dello stress, diminuzione del dolore – sono aumentate in entrambe le specie
  • L’ossitocina – un’ormone che, tra le altre cose, accompagna e promuove l’attaccamento – è aumenta in entrambi le specie (con valori quasi raddoppiati in entrambe le specie).
  • La prolattina – un ormone che promuove l’attaccamento associato alle cure parentali – è aumentata in entrambe le specie.
  • La 2-feniletilammina – un neurotrasmettitore il cui aumento nell’uomo è stato associato con sentimenti di attrazione, euforia ed apprensione – è aumentata in entrambe le specie.
  • La dopamina – un neurotrasmettitore il cui incremento nell’uomo è stato associato con sensazioni di piacere, euforia, assunzione di cibo e bevande – è aumentata in entrambe le specie.
  • Il cortisolo – un ormone la cui diminuzione nell’uomo è associata con la diminuzione dello stress – è diminuito solo nell’uomo. Nei cani invece è aumentato anche se la variazione non è stata significativa.
Il controllo: effetti della lettura di un libro

Come condizione di controllo, i ricercatori rilevavano gli stessi ormoni e la pressione arteriosa mentre la persona leggeva un libro. Il risultato è che tutti i parametri variavano nella stessa direzione ma in misura assai meno significativa.

Conclusioni

Come sintetizza bene la Olmert, “questi drammatici risultati possono spiegare non solo perché amiamo i nostri animali domestici quasi fossero bambini, ma anche quali forze biologiche producano l’ampia gamma di effetti terapeutici fisici e mentali riportati negli studi sulla Pet Therapy”.
L’ulteriore considerazione che si impone è che questi effetti sono reciproci, condivisi. I cani in fondo non stanno con noi solo per mero interesse. E’ ragionevole pensare che anche loro partecipino delle sensazioni di amore ed attaccamento che noi proviamo nei loro confronti. Ma noi che amiamo i cani in fondo, istintivamente, lo abbiamo sempre supposto, sin da quando eravamo bambini.

FONTI

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