L’adozione di un cane è una scelta subordinata a considerazioni su età, dimensioni, sesso, razza… e colore del cane.
Diversi canili riferiscono di aver notato un’avversione rispetto ai cani dal mantello nero, i quali faticherebbero a trovare una famiglia e resterebbero più a lungo nella struttura, incorrendo in un maggiore rischio di essere soppressi. Tale fenomeno è indicato come “Sindrome del cane nero” e le ipotesi sulla sua causa sono diverse.
Da un lato, la preferenza per i cani dal manto chiaro o pezzato potrebbe essere una scelta puramente estetica. Dall’altro c’è chi attribuisce motivazioni psicologiche, tra cui:
- stereotipi culturali che lavorerebbero a livello inconscio durante la scelta del cane da adottare, poiché nel folklore i cani neri sono cattivi presagi o guardiani dell’aldilà;
- sensazioni di disagio per via della difficoltà nell’interpretare le loro espressioni facciali;
- timori a causa della percezione di maggiore aggressività.
Per contrastare il (presunto) fenomeno, ogni primo ottobre si celebra il “Black dog day” (giorno del cane nero) per incoraggiare ad adottare cani dal colore scuro.
Nonostante operatori in canili e rifugi tavolta si dicano testimoni della sindrome del cane nero, è importante precisare che gli studi sul tema sono discordanti e non danno risposte certe. Ve ne presentiamo alcune di seguito.
RICERCHE BASATE SU CASI STUDIO
Nel 2015 venne pubblicata una ricerca condotta da Christy Hoffman – docente universitaria esperta in etologia – su dati derivanti da due rifugi per cani e riferiti ad un arco temporale di 4 anni; i risultati suggeriscono che il colore scuro del pelo non implichi maggior permanenza nel rifugio, né maggiore probabilità di soppressione, ma sono piuttosto età e razza (in particolare le razze “bull”) ad impattare sulle scelte di adozione.
Nel 2016, un altro studio ha invece affermato che “i cani neri mostrano probabilità di adozione leggermente inferiori – e un rischio di eutanasia più elevato – rispetto a quelli caratterizzati come parzialmente neri o non neri”, tuttavia, lo stesso studio specifica che esso non conferma l’esistenza della sindrome, poiché “La categoria di razza, la dimensione della razza e lo stato di razza pura incidono di più sulla scelta di adottare il cane rispetto alla tonalità del mantello”.
RICERCHE PER MEZZO DI IMMAGINI
Altrettanto interessanti sono gli studi condotti attraverso la presentazione di immagini ai partecipanti, al fine di approfondire l’impatto psicologico di queste.
In una ricerca del 2013 sono stati comparati i punteggi attribuiti da 124 partecipanti ai “Big Five” della personalità (Estroversione, Gradevolezza, Apertura mentale, Coscienziosità, Stabilità emotiva) a seconda del cane mostrato in foto. Le caratteristiche fisiche modificate di volta in volta erano il colore del mantello (chiaro o scuro) e la forma delle orecchie. I punteggi riferiti al cane dal pelo chiaro erano nettamente superiori in termini di gradevolezza, coscienziosità e stabilità emotiva. I risultati suggeriscono quindi che i giudizi sulla personalità del cane cambino a seconda del suo aspetto fisico.
A questo studio si contrappone invece una ricerca del 2021 nella quale i partecipanti sono stati invitati a interpretare le emozioni dei cani nelle immagini presentate, nelle quali erano stati manipolati il colore del manto e la visibilità delle sopracciglia di volta in volta. Secondo questa ricerca, il colore non influenza significativamente la capacità di attribuire correttamente l’emozione, né implica una minor volontà di adottare il cane in fotografia.
Ad oggi, insomma, non si può confermare l’esistenza del pregiudizio sui cani neri, nonostante il senso comune sembri spesso condividere timori e stereotipi. Le ricerche suggeriscono, tuttavia, che la razza e l’età siano elementi discriminanti quando si tratta di adottare un cane.
Riprendendo le parole di Christy Hoffman “Se un rifugio investe sforzi per promuovere i cani neri quando, in realtà, i cani neri potrebbero avere lo stesso successo se non venissero promossi, allora queste risorse potrebbero essere spese meglio per promuovere altri animali dell’organizzazione che vengono trascurati”. L’autrice invita i canili a raccogliere ed elaborare i dati specifici della struttura, per comprendere come “indirizzare al meglio gli sforzi educativi e di marketing”.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
Svoboda, H., & Hoffman, C. (2015). Investigating the role of coat colour, age, sex, and breed on outcomes for dogs at two animal shelters in the United States. Animal Welfare, 24(4), 497-506. doi:10.7120/09627286.24.4.497.
Jennifer Sinski, Robert M. Carini & Jonetta D. Weber (2016) Putting (Big) Black Dog Syndrome to the Test: Evidence from a Large Metropolitan Shelter, Anthrozoös, 29:4, 639-652, DOI: 10.1080/08927936.2016.1228769
Jamie L. Fratkin & Suzanne C. Baker (2013) The Role of Coat Color and Ear Shape on the Perception of Personality in Dogs, Anthrozoös, 26:1, 125-133, DOI: 10.2752/175303713X13534238631632
Trevathan-Minnis, M., Bloom, T., Atlas, N., MacDonald, D. A., & Friedman, H. L. (2021). Using dog facial-emotion recognizability to explore the putative black dog syndrome. The Humanistic Psychologist, 49(4), 616–629. https://doi.org/10.1037/hum0000252