È notizia super recente che l’ultima ricerca del nostro laboratorio di etologia del cane Dog Up sarà presto pubblicata sul giornale scientifico ‘Veterinary science’.
Lo studio:
Lo studio ha visto protagonisti 10 cani volontari, che per diverse settimane si sono impegnati in un compito di percezione uditiva spaziale.
Ovviamente tutte le sessioni di addestramento e di test sono state vissute dai cani come un gioco, condito da un bel po’ di premietti appetitosi, tanto che ognuno di loro non vedeva l’ora di cimentarsi nell’attività sperimentale.
Cosa si intende per percezione uditiva spaziale?
Le capacità uditive spaziali permettono all’ascoltatore di individuare la sorgente di un suono, e non è difficile capire come queste abilità siamo fondamentali per la sopravvivenza nel regno animale.
Infatti, capire da dove proviene un suono e capirlo con elevata accuratezza, può essere un grosso vantaggio per tanti animali, uomo compreso.
Questa abilità si basa sul principio che un suono che si propaga fino ad arrivare alle orecchie dell’ascoltatore, raggiungerà prima un orecchio e dopo l’altro, così come colpirà con maggior intensità un orecchio piuttosto che l’altro, in base alla provenienza spaziale di quel suono.
Nell’essere umano:
Per cui, il nostro cervello, percependo una differenza temporale ed una differenza di intensità con cui il suono è arrivato alle orecchie, riuscirà a capire dov’è la sorgente.
Tuttavia, per ottimizzare questa abilità, l’uomo ha bisogno di ruotare la testa su un piano orizzontale, quindi ruotandola a destra o a sinistra per poter massimizzare queste differenze.
Negli animali:
Invece, negli animali che hanno i padiglioni auricolari mobili, come ad esempio i cani, è probabile che un contributo alla localizzazione della fonte del suono sia fornito anche solo dal movimento dell’orecchio esterno.
Nei cani:
Per valutare e quantificare quanto i cani siano abili e precisi nell’identificare la sorgente di un suono, le ricercatrici e i ricercatori del laboratorio Dog Up dell’Università di Padova hanno sviluppato una procedura sperimentale che si basa sul cosiddetto Minimo Angolo Udibile, ovvero la più piccola differenza rilevabile tra le posizioni di due sorgenti sonore identiche poste su un piano orizzontale. Ma vediamo nel dettaglio come hanno fatto.
L’esperimento di Dog Up:
Nella stanza in cui si è svolto l’esperimento, le ricercatrici e i ricercatori hanno piazzato al centro una sorta di poggiatesta, sul quale i cani sono stati addestrati ad appoggiarvici il muso.
Tramite l’uso di tecniche e strumenti quali lo shaping ed il clicker, i cani hanno quindi imparato ad andare ad appoggiare la testa sul poggiatesta e ad attendere fermi in posizione eretta.
A questo punto sono entrate in gioco le casse che producevano il suono, ovvero un rumore bianco. Inizialmente, durante le fasi di training, le casse sono state posizionate una alla destra della posizione in cui il cane attendeva sul poggiatesta ed una alla sua sinistra.
Questo primo setting, dunque, prevedeva un vasto grado di distanziamento tra le due fonti del suono, in modo da permettere al cane di imparare facilmente il compito. Infatti, quello che il cane era tenuto a fare, era di andare ad appoggiare la testa sul poggiatesta ed attendere fino a quando una delle due casse produceva il suono. A questo punto il cane poteva girarsi ed andare verso il dispensatore automatico di cibo posto alla sua destra, se aveva percepito il suono provenire da destra, e verso il dispensatore automatico di cibo alla sua sinistra, se credeva che il suono provenisse da sinistra. Ovviamente quando la scelta era corretta il dispensatore si attivava ed il cane riceveva alcuni premietti e tanti complimenti.
Una volta che il cane aveva capito ed imparato quello che doveva fare, la fase di training finiva e si passava alla fase di test. Durante la fase di test la procedura era la medesima; l’unica cosa che variava, durante le varie sessioni, era il grado di distanziamento, di separazione, tra una cassa e l’altra e quindi tra le due sorgenti del suono. Durante le sessioni di training le due sorgenti avevano un angolo di separazione di 120 gradi, per cui le casse si trovavano leggermente indietro rispetto alla testa del cane ma situate chiaramente a lato del cane. Durante le sessioni di test, invece, le fonti del suono potevano avere un angolo di separazione che variava da 30 gradi fino a 1 grado. Quando l’angolo di separazione era 1 grado, questo significava che le casse erano posizionate alle spalle del cane, una accanto all’altra. Avere due sorgenti del suono più vicine di così era logisticamente impossibile.
I risultati:
I risultati emersi dallo studio mostrano come i cani siano bravissimi nell’individuare con precisione la posizione della sorgente di un suono.
Infatti, in media il Minimo Angolo Udibile, ovvero la distanza minima tra le fonti di suono rilevabile dai nostri cani è stata di 7 gradi, con Wendy, una vizsla di 8 anni, a cui è servito un angolo di separazione tra le due sorgenti di 13 gradi, e Cloe, una labrador di 1 anno, che è riuscita a distinguere se il suono proveniva più da destra o più da sinistra con un angolo di separazione di solo 1 grado tra le due sorgenti, ovvero con le casse messe centralmente dietro di lei, una accanto all’altra.
Inoltre, la performance dei cani è migliorata con il proseguire dell’esperimento, dimostrando come questa capacità possa essere allenata.
Ricerche future potranno spiegare la variabilità interindividuale delle capacità di localizzazione del suono, esplorando vari fattori come, ad esempio, la razza o la morfologia della testa e/o delle orecchie.
FONTE:
Guérineau, C.; Lõoke, M.; Broseghini, A.; Dehesh, G.; Mongillo, P.; Marinelli, L. Sound
Localization Ability in Dogs. Vet. Sci. 2022, 9, x.